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Eseguito nei primi anni del pensionato romano, probabilmente attorno al 1811, entrò nella collezione di Leopoldo Cicognara per acquisto o per dono del giovane pittore al presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che aveva agevolato e fortemente sostenuto l’assegnazione ad Hayez di una borsa di studio per soggiornare e studiare a Roma.

Aristide, uomo politico ateniese vissuto a cavallo tra il VI e il V secolo a.C., è raffigurato nell’atto di scrivere il proprio nome su una valva di ostrica, inequivocabile allusione all’ostrakon, termine che letteralmente significa conchiglia ma che veniva adottato per indicare i pezzi di ceramica usati dagli Ateniesi come “scheda elettorale” per votare le condanne all’esilio. L’episodio è tratto dal brano delle Vite parallele nel quale Plutarco narra di come Aristide il Giusto avesse aiutato un cittadino analfabeta a esprimere il voto che lo avrebbe bandito dalla città. Hayez sceglie il momento più stoico e moralmente alto dell’impegno civile del grande ateniese e lo rappresenta con composta solennità.