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L’identificazione del ritrattato e la datazione del dipinto sono fornite dal letterato veneziano Giovan Giorgio Nicolini ne Le ombre del pennello glorioso (1659), sorta di panegirico del pittore lombardo Pietro Bellotti: “Egli è un giovane armato […] con un pomo nella destra e il bastone del comando nella sinistra, guarda fisso il frutto, stringendo le labbra, grinzando il mento, increspando la fronte ed inarcando le ciglia; che gli descrive su la faccia un eccesso di maravigliosi pensamenti”. Si tratta quindi di un autoritratto dell’artista in veste di Stupore anche se l'esatta interpretazione dei diversi simboli presenti nella composizione è ancora oggetto di dibattito, oscillando tra l’esoterico e lo scherzoso. Il soggetto si segnala come uno dei più singolari e evocativi della vasta produzione di Bellotti, artista specializzato nella produzione di mezze figure, rese con vivo realismo e atteggiate nelle espressioni più varie, atte ad illustrare i differenti moti dell’animo umano. L’interesse dell'artista per questo tipo di soggetti è confermato da un altro autoritratto, stavolta in veste di Riso (Firenze, Uffizi), firmato e datato 1658, possibile pendant della tela oggi alle Gallerie dell'Accademia.