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L’opera faceva parte della collezione del conte Bernardino Renier, destinata con lascito testamentario alle Gallerie dell’Accademia nel 1850. Non è nota l’originale destinazione della tavola, forse destinata ad una committenza privata di alto profilo, data l’alta qualità esecutiva, anche se non si può escludere che essa fosse semplicemente destinata al mercato artistico. Il forte realismo dei personaggi, quasi cesellati e come emergenti in primo piano, denunciano la molteplicità di riferimenti stilistici messi in campo da Cima da Conegliano, che spaziano da Antonello da Messina a Alvise Vivarini, fino ovviamente a Giovanni Bellini, da cui deriva l’idea di un primo piano ravvicinato dal forte effetto drammatico, forse desunto direttamente da un originale belliniano oggi perduto. Tali riferimenti multipli e la tecnica volta a sottolineare i valori espressivi e disegnativi della composizione, fanno propendere per una datazione abbastanza precoce, intono al 1490.