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La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine racconta che sant’Antonio abate fece visita a Paolo eremita, il quale da quarant’anni viveva in solitudine nutrito da un corvo che ogni giorno gli portava il pane. La tela, che raffigura l’incontro tra i due santi eremiti in un anfratto roccioso ove sono raccolti in preghiera, è caratterizzata da un sapiente impianto monumentale e da una straordinaria cura dei dettagli, descritti attraverso una luce radente. L’opera manifesta la capacità dell’artista di raccogliere gli esempi più moderni del suo tempo, proponendoli con un linguaggio nuovo e personale. Accanto alla relazione diretta con le xilografie di Dürer (Valcanover 1983), soprattutto con il San Girolamo del 1512, si avvertono elementi tipicamente lombardi, come la potente plasticità, l’isolamento delle figure grandeggianti e quasi sporgenti dal supporto, la gravità e la semplicità dei due Santi e le tonalità quiete e sobrie degli effetti di luce, memori di Foppa e Bergognone. Con la rimozione delle spesse ridipinture presenti sulla superficie pittorica a seguito del restauro del 1977, l’iscrizione, prima illeggibile, è stata decifrata in 1520.