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Nel 1868 Hayez suggellava emblematicamente la sua gloriosa esperienza di pittore di storia donando all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove oltre mezzo secolo prima aveva ricevuto la sua formazione artistica, l’imponente tela raffigurante La distruzione del Tempio di Gerusalemme “come testimonianza della mia riconoscente memoria dei primi studi fatti in questa Accademia […] contento di dare uno degli ultimi lavori dove esistono i miei primi”. Insieme al quadro intitolato Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero, destinato all’Accademia di Brera, dove l’artista veneziano aveva insegnato per buona parte della sua vita, deve essere considerato alla stregua di un testamento spirituale.
L’opera, per la quale si conosce un ingente corpus di disegni preparatori, ebbe una lunga gestazione: il pittore iniziò l’esecuzione nel 1860 e terminò il lavoro nel 1867, quando il dipinto venne esposto a Brera e fu accolto con entusiasmo dalla critica. La composizione, dominata da un impressionante impeto visivo, mostra la distruzione del tempio nel momento drammatico in cui la strage è al culmine: l’edificio è già in fiamme e il massacro è al suo apice. La scena rappresentata narra le sofferenze del popolo ebraico privato della libertà e, come già era avvenuto con il Nabucco di Verdi, diventa metafora delle angherie patite dagli Italiani e vessillo dei valori risorgimentali.
Nel dicembre 2017 il museo ha acquisito un importante nucleo di diciassette disegni relativi a La distruzione del tempio di Gerusalemme (oltre a un foglio riferibile a La sete patita dai Crociati sotto Gerusalemme), che si aggiungono ai sei già presenti nelle collezioni delle Gallerie.