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La scena, particolarmente gremita di personaggi, raffigura la Maria nel momento del suo sereno “transito” dalla vita terrena a quella celeste. Carlo Saraceni ideò questo tema la prima volta nel 1606, quando fu chiamato a sostituire la Morte della Vergine di Caravaggio per la chiesa romana di Santa Maria della Scala a Roma (oggi al Louvre). I committenti dell’opera, i frati carmelitani scalzi, rifiutarono l’opera di Caravaggio perché rappresentava non un Transito della Vergine ma una realistica e molto terrena raffigurazione di una donna morta. Anche Saraceni, molto vicino alla lezione caravaggesca nel suo lungo soggiorno romano, incontrò qualche difficoltà nell’elaborare un tema così inusuale, dipingendo la pala due volte (la prima versione è oggi al Metropolitan Museum di New York, collezione Feigen). Il tema teologico e l’iconografia del Transito della Vergine sono connessi a quello della Dormitio Virginis di tradizione bizantina, ben nota ad un pittore come Saraceni, di nascita e formazione veneziana. Per la sua originalità e per la complessità del messaggio teologico sotteso, l’“invenzione” di Saraceni ebbe un notevole successo e fu più volte replicata, soprattutto in formato ridotto (su rame e su tela) all’interno della sua bottega, conoscendo anche una traduzione a stampa da parte dell’allievo francese Jean Le Clerc.