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Il polittico, realizzato nel 1446 per la sala dell’Albergo della Scuola Grande della Carità, oggi sala XXIV delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, rappresenta sicuramente l’esito più complesso e monumentale della collaborazione tra Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna. Singolarmente dipinta su tela anziché su tavola, l’opera era in origine posizionata in questa sala ma sulla parete di fronte alla Presentazione al Tempio di Tiziano. La cornice lignea intagliata originale andò distrutta insieme all’altare nel 1811, al momento dell’apertura del collegamento tra gli edifici, adattati per far parte del percorso museale. In uno spazio chiuso da un recinto dalle forme gotiche, la Madonna siede su un ricchissimo trono ligneo posto sotto un baldacchino sorretto da quattro angeli, affiancata negli scomparti laterali a sinistra dai santi Girolamo e Gregorio e a destra Ambrogio e Agostino. Nonostante permanga il formato tradizionale del polittico a tre scomparti, vi è una coerente struttura spaziale, chiusa su tre lati da pareti, con un innovativo sviluppo orizzontale, conseguenza forse della posizione originale della tela. La profondità spaziale è inoltre suggerita dai santi e dagli angeli posti sulle linee ortogonali. Tali intuizioni prospettiche, insieme alla morbidezza delle carni e ai colori squillanti, potrebbero riflettere la conoscenza da parte di Antonio Vivarini delle opere padovane di Donatello e degli altri artisti toscani operanti nel Veneto, ponendosi a loro volta quali importanti precedenti per lo sviluppo della pala d’altare a spazio unificato di Andrea Mantegna e Giovanni Bellini. La pala è da considerarsi come il punto più alto del compromesso tra le nuove tendenze stilistiche maturate da Antonio, che sembra ormai comprendere le novità spaziali e prospettiche, e quelle goticizzanti, in cui è più radicato il socio Giovanni d’Alemagna, visibili nel ricchissimo complesso decorativo dorato del trono, i cui prototipi sono da rintracciare nell’arte nordica.