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L’opera, firmata in greco «KYKNAPΩΛOΣ» sull’architrave del camino, è l’ultima interamente compiuta da Giambettino Cignaroli come precisa il Bevilacqua, suo biografo. Il dipinto rappresenta «Giacobbe che assiste dolorato alla moribonda Rachele allorché ebbe partorito Beniamino; il Bambino nelle braccia delle nutrici, l’altro fratello Ruben, la sorella Lia con diversi affetti in tal soggetto verosimili» così come prescritto nel dettagliato contratto stipulato il 9 marzo 1769 tra il Cignaroli e la scuola di Santa Maria della Carità di Venezia. La tela, infatti, era destinata alla Cancelleria della Scuola riallestita, tra il 1668 e il 1673, con tele di Jacopo Marieschi, Giuseppe Angeli, Jacopo Guarana e Giandomenico Tiepolo. Prima di trovare posto nella sua sede naturale, venne esposta in piazza san Marco l’8 ottobre 1770 suscitando «universale ammiratione et stupore» (Gradenigo, Notatori 8 ottobre 1770, ed. Livian 1942). Il dipinto del maestro veronese rimase una delle opere più ammirate dai visitatori nelle sale delle Gallerie, dove fu posta nel 1810, in virtù, probabilmente, proprio di quel «patetico insopportabile» (L. Venturi) sul quale si innesta la valutazione alquanto negativa della critica novecentesca. Si notano, infatti, gesti enfatizzati, volti corrucciati e rigati dalle lacrime; è un compianto solenne dove tutto è volto all’esaltazione della virtuosità della giovane madre morta nel dare alla luce il figlio.

Al dipinto è ricollegabile un disegno preparatorio, molto finito, conservato all’Ambrosiana di Milano, in calce al quale è indicata la data 1770, e la destinazione dell’opera, e due copie, una conservata a Lille e una alla Howard University a Washington.