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La monumentale figura di re – facilmente identificabile dalla corona che reca sul capo – è un frammento di una composizione più ampia di formato ovale, rappresentante la Parabola del banchetto di nozze (Matteo 22, 1-14). La grande tela fu dipinta da Bernardo Strozzi intorno al 1636 per la chiesa dell’Ospedale degli Incurabili a Venezia e faceva parte della decorazione del soffitto insieme alla Parabola delle vergini savie e delle vergini stolte di Padovanino (1644 circa), anch'essa appartenente alle Gallerie dell’Accademia (cat. n. 627), alla scena del Paradiso, iniziata da Sante Peranda (1638) e terminata da Francesco Maffei (documentata da Ridolfi) e a una serie di dodici Virtù di cui si è persa traccia. All'inizio del XIX secolo la chiesa degli Incurabili fu sconsacrata e spogliata dei suoi arredi (1825), ricoverati prima in parte in Palazzo Ducale e poi nel deposito di San Giuliano, per essere infine messi all’incanto nel 1865. In questa occasione il dipinto di Strozzi (già molto danneggiato) fu acquistato dal fotografo Giovanni Secretant, che ne ricavò alcuni ritagli, salvando le parti in migliore stato di conservazione. Oltre a questo frammento del re se ne conosce un secondo raffigurante un paggio, conservato in collezione privata. I due bozzetti preparatori (agli Uffizi e all’Accademia Ligustica di Genova) permettono di documentare l'aspetto che aveva l'intera composizione, che metteva in scena il momento più significativo della parabola ovvero la punizione impartita dal sovrano a colui il quale si era presentato al banchetto privo di abiti nuziali, con allusione a chi non sarà ritenuto degno di entrare nel Regno dei Cieli il giorno del Giudizio. L'opera, documentata in due collezioni private italiane nel corso del Novecento, è stata acquistata nel 2016 dallo Stato Italiano attraverso acquisto coattivo in occasione della sua presentazione presso l’Ufficio Esportazione di Bologna.