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Si tratta di uno degli autoritratti più celebri di Hayez che, fin dalla spavalda e ipnotica immagine che aveva offerto di sé nell’Autoritratto a trentuno anni del 1822, sarebbe tornato numerose volte su questo soggetto, sempre con l’intenzione di offrire un’idea precisa della sua dimensione personale e professionale. La strepitosa serie di autoritratti che si susseguono nel corso dei decenni culmina con quello del 1878, donato all’Accademia di Belle Arti di Venezia poco dopo la sua esecuzione.

Hayez, in calce alla firma, si concede il vezzo di rimarcare che l’opera è stata dipinta quando aveva ottantotto anni, aumentandosi l’età, seppure di un solo anno, per amplificare la sua longevità artistica in un ideale paragone con Tiziano, che ultraottuagenario era ancora attivo. L’artista si presenta seduto nel proprio studio brandendo un pennello, circondato da uno spazio sobrio, quasi monocromo, illuminato da una luce calda e avvolgente che proviene da sinistra. Mancano tavolozza e dipinti in lavorazione, ma più che un commiato dalla pittura l’artista sembra piuttosto voler affermare con orgoglio la dignità della sua professione.