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La paletta con la Crocifissione di Giulio Carpioni proviene dalla chiesa di Santa Lucia a Udine, demanializzata in età napoleonica nel 1806, appartenente in origine ad un importante complesso conventuale dell’ordine agostiniano passato nel 1775 alle monache francescane. Dopo l’incameramento, la tela venne assegnata in deposito alla chiesa parrocchiale di Maser, dove rimase fino al 1967, anno in cui fu ritirata e successivamente restaurata. 

Per ragioni stilistiche, in mancanza di documenti, gli studi hanno collocato l’opera nella prima maturità dell’artista in un momento prossimo alla realizzazione di una delle prime prove pubbliche della sua attività, la pala con il Martirio di Santa Caterina del 1648 per l’omonima chiesa di Vicenza, città in cui il pittore si era stabilito nel 1636. 

Giulio Carpioni interpreta la Crocifissione con rigore formale e pacatezza di gesti. La luce e le ampie stesure cromatiche di colori freddi e smaltati – nonostante alcuni problemi di conservazione e il viraggio tipico dello smaltino, da tonalità azzurre ad una sorta di uniforme e piatto grigio – conferiscono risalto plastico ai volumi conclusi, intensamente chiaroscurati entro un disegno definito, dichiarando il debito dell’artista, più evidente almeno nella sua prima attività, nei confronti di quella parte della cultura pittorica veneziana caratterizzata in senso naturalistico, riferibile a Carlo Saraceni e Nicolas Régnier. 

Cristo, ormai esanime, si staglia solitario su di un cielo solcato da cupe nubi, occupando più della metà della superficie pittorica. Il bilanciamento compositivo fra le tre figure di Maria, della Maddalena e di San Giovanni Evangelista, tutti rivolti con gli occhi al cielo, e il vivace gruppo dei soldati, indifferenti al dramma sacro ma concentrati a contendersi a dadi la tunica di Cristo (Gv 19, 23-24), infonde alla scena un’atmosfera sospesa. La Vergine, avvolta da un manto, un tempo azzurro, solcato da ampi panneggi plasticamente definiti, esprime composta il proprio dolore protendendo le braccia verso la croce. Il discepolo prediletto, Giovanni, con un bizzarro berretto rosso, contempla Cristo con espressione attonita, le labbra semi aperte e le mani giunte dietro la schiena. Allo stesso modo, anche la Maddalena, inginocchiata sulla sinistra, dimostra la propria partecipazione al dramma in modo un po’ compassato.