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La chiesa di San Niccolò della Lattuga che sorgeva alle spalle della Basilica dei Frari venne demolita e la sua decorazione pittorica pervenne, con l’eccezione della pala d’altare di Tiziano oggi alla Pinacoteca Vaticana, alle Gallerie dell’Accademia. La grande tela si colloca nella produzione tarda di Veronese, intorno al 1582, caratterizzata da un progressivo scurirsi della tavolozza e un riflesso del mutato clima a Venezia, dopo l’esplosione della terribile epidemia di peste nel 1575. La forte drammaticità della scena, più prossima al turbolento impaginato di Tintoretto che alle limpide atmosfere veronesiane dei decenni precedenti, è accentuata dal mutare improvviso del cielo con l’addensarsi delle pesanti nubi grigie, mentre in primo piano un demone sembra uscire dalle viscere della terra, spaventando gli astanti e il cavallo sulla destra che si impenna. Di evocazione spettrale è anche la città di Gerusalemme sul fondo dove è evocato, come una specie di antefatto, l’inizio della via crucis.