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L’opera, proveniente dalla collezione padovana di Anna Candiani, è uno degli esempi della produzione ritrattistica di Marco Basaiti, ricordato come “figurer” – ovvero pittore specializzato in figure e ritratti – nella lista della fraglia dei pittori del 1530. L’attribuzione all’artista, sostenuta da Robertson, è ancora discussa: sono stati proposti in alternativa i nomi di Marco Marziale, Vittore Belliniano e Vincenzo Catena. Il tipo del ritratto a mezza figura in un paesaggio è consueto nella ritrattistica veneziana a cavallo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento e si ritrova in altre tavole attribuite a Basaiti come il Ritratto di giovane della National Gallery di Londra e, soprattutto, il Ritratto di giovinetto del 1496 (già collezione von Pannawitz, Buenos Aires), sua prima opera datata e firmata. La modalità di costruzione della forma per giustapposizione di ampie campiture di colore e di luci e ombre si riconosce in tutta la serie di ritratti del pittore, così come la collocazione del paesaggio nella metà superiore della tavola. Manca qui, invece, lo sguardo dell’effigiato fisso sull’osservatore, espediente impiegato dall’artista in più occasioni.