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L’opera fu eseguita da Tintoretto tra il 1562 e il 1566 su commissione del Guardian Grande della Scuola Grande di San Marco Tommaso Rangone. Rimasto nella Sala capitolare fino alla soppressione della Scuola nel 1807, il dipinto fu in seguito trasferito nella Libreria Sansoviniana dove fu rifilato nella parte sinistra per essere adattato ai nuovi spazi, tagliando così parte della figura dell’uomo disteso che cerca di afferrare il manto di uno dei fuggiaschi. Una pesante ridipintura, inoltre, sostituì la catasta di legna sul fondo con alcune arcate aggiunte all’edificio sul fondo, contribuendo al fraintendimento del tema rappresentato, talvolta descritto come “trafugamento del corpo di san Marco”. Si tratta in realtà del momento in cui i fedeli dell’evangelista salvano il suo corpo prima che venga dato alle fiamme, grazie all’improvvisa grandinata miracolosa che fa fuggire i persecutori. In effetti, nel cielo rossastro si addensano nubi minacciose e rapide pennellate descrivono fulmini e grandine. Di grande effetto scenografico è la soluzione prospettica fortemente scorciata che descrive uno spiazzo molto ampio, forse ispirato a Piazza San Marco, dove le architetture del portico, sotto il quale si rifugiano gli aguzzini e gli astanti, ricordano quelle di Sansovino.