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Il dipinto è probabilmente frutto di una commissione milanese, in quanto annoverato tra i beni che Giacomo Mellerio riceve in eredità dallo zio Giambattista, proprietario di un palazzo a Porta Romana dove l’opera sarebbe stata esposta. Conferma la datazione a ridosso della partenza di Tiepolo per la Franconia la data mutila “17…5” interpretata dalla critica come 1735. Nella figurazione inferiore si riconoscono san Romualdo, eremita camaldolese in abito bianco e, accanto a lui in posizione eretta, un giovane san Giorgio dal volto malinconico. La figura della Vergine, sostenuta da angeli, troneggia nella parte alta della composizione centinata mentre in basso a destra è ostentata in primo piano una straordinaria natura morta con mitria e bastone pastorale, a ricordare il rifiuto di Romualdo della carica di abate.