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Le cinque tavole, parti di un complesso più ampio, riproducono episodi tratti dal libro dell’Apocalisse tradizionalmente attribuito a San Giovanni Evangelista.

Il pannello raffigurante la Visione di San Giovanni a Patmos è di dimensioni maggiori rispetto agli altri e costituiva certamente il pannello centrale della struttura originaria di cui abbiamo perduto la carpenteria e ignoriamo la disposizione. Al medesimo manufatto appartenevano, infatti, altri due frammenti segnalati da Tatiana Kustodieva (1997): la Gerusalemme celeste e Michele e i suoi angeli lottano contro il drago. Questi due dipinti, conservati a inizio Novecento nel Museo Statale Russo di San Pietroburgo, furono trasferiti nel 1923 al Museo dell’Ermitage, il secondo di essi, nel 1954, fu spostato nel Museo della Storia della religione da dove venne trafugato nel 1976 e mai più rinvenuto.

L’intero complesso si trovava nella chiesa del convento benedettino di San Giovanni Evangelista di Torcello, verosimilmente sull’altar maggiore, benché la mancata menzione nelle antiche guide ci consenta di pensare sia stato smantellato già in epoca remota.

La corretta attribuzione dell’opera a Jacobello Alberegno spetta a Roberto Longhi (1947) che collegò il complesso dell’Apocalisse a un piccolo trittico firmato “Jacobus alberegno pi[n]sit”, raffigurante La Crocifissione e i santi Ambrogio e Girolamo e appartenente anch’esso alle collezioni delle Gallerie dell’Accademia. Si tratta di un pittore ancora misterioso e di difficile comprensione poiché lo studio della sua attività si basa solo sulle due opere del nostro museo. Le componenti culturali che contraddistinguono questi dipinti sono chiaramente veneziane, benché non manchino evidenti aperture verso la terraferma e in particolare verso il neogiottismo padovano e l’opera di Giusto de Menabuoi.  

L’esistenza di altre due tavolette consente di escludere si trattasse di un trittico, mentre è più probabile fosse un dossale di formato rettangolare, che recava al centro la tavola della Visione di San Giovanni e ai lati, secondo l’ordine dato dai numeri romani visibili alla base e corrispondenti ai relativi capitoli dell’Apocalisse, gli altri episodi di formato minore. Quest’ultimi peraltro ricalcano esattamente le scelte compositive effettuate da Giusto nell’abside del Battistero di Padova