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Il dipinto proviene dal convento di Santa Maria dei Miracoli, insieme ad un altro dalle misure simili con Dio padre e Giacobbe (o più recentemente indentificato come Caino punito da Dio). L’attribuzione a Loth si è stabilizzata solo in tempi recenti, nel 1838 infatti, quando la tela entrava a far parte delle Gallerie dell’Accademia, veniva attribuita negli elenchi demaniali ad Antonio Molinari. Nei primi cataloghi ottocenteschi del museo il dipinto veniva invece considerato di Antonio Zanchi, e solo nella la prima monografia dedicata a Loth (Ewald, 1965) era assegnato autorevolmente al pittore bavarese.

Un intero libro veterotestamentario è dedicato a Giobbe, l’uomo giusto di Uz, simbolo di integrità e di assoluta fede in Dio, mai rinnegata nonostante tutte le incomprensibili tragedie subite, come l’abbattimento delle sue greggi, la morte dei suoi servitori e la morte dei suoi dieci figli. Infine il suo corpo venne colpito da una grave malattia ricoprendolo di pustole, tanto che diventerà, insieme a Lazzaro, il patrono dei lebbrosi. 

L’episodio rappresentato è un tema molto praticato nella produzione dell’artista: raffigura la moglie di Giobbe mentre lo deride e lo rimprovera per la sua integrità esortandolo a maledire Dio. Come di consueto il Santo è ritratto seminudo, e parzialmente coperto da un tessuto grezzo la cui trama risalta nel primo piano del dipinto. La figura di Giobbe emerge dall’ombra dello sfondo illuminata da un fascio di luce frontale che ne esalta il torso nudo morbidamente costruito dal chiaroscuro. Con le mani giunte in preghiera e lo sguardo rivolto verso l’alto continua a dimostrare la propria fedeltà a Dio. Sullo sfondo, in basso a destra, si scorge una brocca di terracotta, il vaso con cui la moglie, secondo alcune iconografie, avrebbe versato dell’acqua sul marito, seduto su un mucchio di letame. 

I più aggiornati studi storico-artistici sul pittore propongono di collocare la tela verso la metà degli anni Ottanta del Seicento per le tangenze stilistiche e per le somiglianze fisiognomiche del volto di Giobbe con il protagonista della pala con il Martirio di San Bartolomeo della parrocchiale di San Felice del Benaco nel bresciano, datata 1685.