Il dipinto, realizzato da Francesco Maffei insieme al suo pendant “Perseo e Medusa”, tratta un tema mitologico la cui interpretazione è stata oggetto di dibattito. L’ipotesi più accreditata è che i personaggi principali ritratti siano Circe e Ulisse (Penelope Copeland Brownell, 1978; Rossi, 1991) e che la scena raffiguri il momento in cui la maga offre all’eroe una brocca contenente la pozione che lo avrebbe tramutato in bestia, come accaduto alla figura posta in basso a destra, se Mercurio, raffigurato alle sue spalle, non fosse intervenuto fornendogli l’antidoto necessario ad annullare gli effetti della bevanda.
Il dipinto mostra la piena adesione di Maffei al linguaggio barocco, maturata grazie alla conoscenza delle opere degli artisti forestieri presenti a Venezia, primo tra tutti Bernardo Strozzi, avvicinate durante il soggiorno lagunare del 1638-40. Anche le scelte cromatiche dimostrano l contatto con questi pittori, soprattutto nei contrasti generati dall’accostamento tra tinte calde e fredde; così come la tipologia femminile che tiene conto di quelle di Johann Liss. La composizione costruita su diagonali divergenti, generate dall’incontro delle braccia dei protagonisti, e animata da una gestualità eloquente, favorisce una narrazione di forte impatto teatrale.
La tela, databile alla fine del sesto decennio per affinità stilistica con altre opere riferibili a questo momento, è entrata alle Gallerie dell’Accademia nel 1968, provenendo da collezioni private esterne.