Il dipinto venne eseguito per l’altare della famiglia Renier posto nella navata sinistra della Madonna dell’Orto. Il 14 maggio 1528 Federico Renier aveva stipulato un accordo con i canonici in cui si impegnava a sostenere la spesa per una tomba, un altare ed una pala d’altare dedicata a Lorenzo Giustiniani, cui la famiglia era molto devota dato che il padre di Federico, Alvise Renier, si era associato alla congregazione veneziana dei canonici regolari di S. Giorgio in Alga, di osservanza agostiniana, fondata da Lorenzo Giustiniani, cui era stata affidata la chiesa della Madonna dell’Orto. Pordenone venne incaricato nel 1532 dai canonici secolari del monastero della Madonna dell’Orto di eseguire una pala d’altare (verosimilmente questa, trattandosi dell’unica opera di Pordenone registrata in chiesa) per estinguere un debito di 100 ducati, ancora insoluto, che il pittore aveva contratto (a seguito dell’acquisto di terreni nel 1527) con l’avvocato padovano Alvise Bardellino; quest’ultimo, alla sua morte nel 1529, aveva lasciato eredi universali i suddetti canonici. Non si conoscono i tempi esatti della esecuzione della pala ma la dipendenza da questa della pala di Pomponio Amalteo nel Duomo dei S.Vito del 1533 è per lo meno indicativa dell’esistenza a quell’altezza cronologica di un modello finito. Pala già consegnata nel 1537, al tempo della vertenza giudiziaria aperta dalla vedova del Bardellini, donna Cassandra, contro Pordenone e i canonici suddetti per rivendicare i propri diritti nell’eredità del marito.
L'articolazione della composizione, i moduli allungati delle figure, le loro torsioni, in particolare quella del corpo michelangiolesco del Battista, sono caratteristici dei contatti dell’artista con la cultura post classica centro-italiana.