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Il dipinto, inizialmente riferito a scuola fiamminga del Seicento e poi, in via ipotetica, a scuola olandese (Moschini Marconi), è stato ricondotto, seppur con qualche riserva, ad un pittore dell’Italia settentrionale, probabilmente lombardo (Rossi, 2000-2001). Registra infatti nel piatto con frutta, una certa assonanza con le invenzioni di Panfilo Nuvolone mentre la luce ricorda quella delle composizioni di Evaristo Baschenis. L’opera è databile al quinto decennio del XVII secolo. Disposti sopra ad un tavolo sono diversi oggetti: melagrane, un frammento di una scultura, due crani animali e una fetta di carne essiccata, ed, infine, strumenti di lavoro di un artista inseriti in un contenitore cilindrico. In posizione arretrata un vassoio di metallo contenente frutta, un brano di natura morta. Il dipinto sembra ritrarre la bottega di un artista dove sono disposti gli utensili che alludono all’aspetto pratico del mestiere e altri oggetti che rimandano invece allo studio compositivo che precede l’atto creativo come la frutta, ordinata per essere riprodotta attraverso uno studio dal vero.