Il polittico di Paolo Veneziano proviene dal complesso monastico della clarisse di Santa Chiara di Venezia. Si tratta di un’opera di straordinaria qualità esecutiva e un’importante testimonianza di una precisa tipologia strutturale: un polittico a più ordini, con scene narrative disposte attorno a un episodio centrale, incorniciato da una sontuosa carpenteria lignea a intaglio dorato.
Nella tavola di mezzo è raffigurato il soggetto dell’Incoronazione della Vergine, un tema di origine occidentale che ebbe grande fortuna in laguna nel corso di tutto il secolo XIV. L’evento celeste è descritto all’interno di un’elaborata macchina scenica di grande ostentazione esornativa: un ampio trono, circondato da un cielo stellato, accoglie Cristo e Maria ammantati in sontuosissimi drappi serici, mentre un coro d’angeli musicanti domina la scena. Negli scomparti laterali si dispiegano otto scene con episodi della vita di Cristo (Natività e adorazione dei Magi; Battesimo di Cristo; Ultima cena; Orazione nell’orto e Cattura; Andata al calvario; Crocifissione; Resurrezione e Noli me tangere) e nella parte superiore quattro momenti della vita di San Francesco oltre alla Pentecoste e alla Discesa al limbo.
L’opera fu avvicinata per la prima volta alla produzione giovanile di Paolo Veneziano da Raimond van Marle (1924). Roberto Longhi (1946), tuttavia, spostò l’orizzonte interpretativo del polittico vedendo in esso un sorta di nostalgico revival bizantino operato dal maestro dopo la metà del secolo. Questo autorevole pronunciamento, che condizionò in modo decisivo gli studi posteriori e la percezione del manufatto interpretato come un’espressione figurativa ritardataria, è stato rivisto dalla critica più recente che propende invece a ricondurre l’opera a un periodo intermedio tra il frammentario polittico di Vicenza del 1333 e la pala feriale del 1345. A sostegno dell’anticipazione cronologica del polittico, si aggiunge anche un’annotazione tecnica. Roberta Salvador (2006-207) ha evidenziato come a partire dal Polittico di Chioggia del 1349, Paolo Veneziano utilizzi un punzone specifico per la definizione dei tre punti che coronano i racemi decorativi dei nimbi, mentre nelle opere precedenti il motivo appare eseguito a mano libera. L’assenza del punzone nel dipinto delle Gallerie dell’Accademia consente di porre l’opera ante 1349.