Il dipinto era stato commissionato a Gregorio Lazzarini per la decorazione della sala del capitolo della Scuola Grande di Santa Maria della Carità, intorno al 1700. Lo stesso autore ebbe un ruolo preminente nella prestigiosa commissione tanto da ricevere l’incarico altri due dipinti: una Nascita della Vergine e un’Annunciazione, entrambi oggi perduti ma ricordati dalle fonti ancora nel sito originario fino almeno al 1815. Dopo che l’insieme venne smembrato e per la maggior parte disperso, la tela di Lazzarini seguì le stesse sorti della tela del Fumiani con il Ritrovamento di Gesù fra i dottori, cui si accompagnò nei vari cambiamenti di sede durante l’Ottocento e che ritrova al suo fianco oggi nel nuovo allestimento del salone 5 al piano terra del museo.
L’identificazione della scena ha subito delle oscillazioni nel tempo e, ancora oggi, non trova concordi gli studiosi. Se le fonti settecentesche e di primo Ottocento la indicano come “Circoncisione”, alcuni studi più moderni l’interpretano invece come una “Presentazione di Gesù al Tempio”, incertezza spesso generata dalle tangenze iconografiche che hanno i due episodi.
L’assetto compositivo adottato da Gregorio Lazzarini è quello di tradizione veneziana, impostato con una serie di personaggi che incedono verso il fulcro narrativo dell’episodio sulla destra, con la sacra famiglia e il sacerdote Simeone posti in posizione leggermente arretrata, richiamando alla memoria celebri modelli come quello della Presentazione di Maria al Tempio di Tiziano (Gallerie dell’Accademia, sala XXIV). Dietro la Vergine e Giuseppe si snoda un corteo di figure, colte con grande naturalezza in diversi atteggiamenti e pose, entro due sobrie ma monumentali quinte architettoniche costituite da semicolonne su alti plinti, poste in ombra, su cui risaltano i gruppi di personaggi secondari illuminati da sinistra. La sapiente orchestrazione della scena e l’equilibrio della composizione infonde una nuova chiarezza alla narrazione di un episodio sacro, dimostrando allo stesso tempo l’assimilazione e l’importanza dei modelli cinquecenteschi per Gregorio Lazzarini. Il debito nei confronti di Tintoretto, per esempio, è evidente nei due brani delle due figure femminili con i fanciulli, poste simmetricamente in primo piano a destra e a sinistra rispetto alla sacra famiglia.
La presenza, in posizione centrale, delle due popolane colte nell’atto di liberare dalle gabbie delle colombe è un elemento significativo che potrebbe essere la chiave per identificare la scena come Presentazione al Tempio (Lc 2, 22-39). Infatti le due colombe rimandano alla consuetudine ebraica dell’offerta di redenzione portata dalle madri durante la cerimonia della purificazione quaranta giorni dopo il parto, in occasione della presentazione del primogenito al Tempio. D’altra parte, la Circoncisione (Lc 2, 21-24) è il momento in cui viene assegnato il nome a Gesù, forse annotato nei grandi volumi dalle figure intorno all’altare.