Il dipinto, attribuito ad Andrea di Bartolo sulla base del confronto con altre opere eseguite dall’artista toscano in Veneto e databile al 1394 – 1399, costituisce il più antico documento visivo del culto di Santa Caterina da Siena a Venezia. La santa senese (1347- 1380) vi è rappresentata al centro in posizione frontale in atto di reggere un libro e delle lettere, segni allusivi alla sua attività intellettuale, ispirata dallo Spirito Santo, simboleggiato dalla colomba posta al di sopra della sua testa. La particolarità iconografica risiede nel fatto che la santa non è affiancata da episodi relativi alla sua vita, ma da altre quattro beate Terziarie domenicane (procedendo da sinistra a destra: Giovanna da Firenze, Vanna da Orvieto, Margherita da Città di Castello, Daniela da Orvieto) raffigurate con tratti molto simili: identici sono gli attributi (la piccola croce e il giglio) e le vesti (una lunga tonaca bianca e velo bianco con sopra il mantello nero) e uguale la presentazione delle beate, a figura intera in piedi su un pavimento rosso contro un fondale scuro. Anche le piccole scene del registro inferiore rappresentano le beate nel medesimo atteggiamento, inginocchiate in preghiera, nella maggior parte dei casi di fronte ad un crocifisso che sanguina. Le scene sottolineano l’aspetto individuale, solitario, mistico della religiosità del terzo ordine domenicano e l’importanza data alla preghiera e alla contemplazione quali mezzi privilegiati per la comunione delle monache con Cristo
La tavola è probabilmente riconducibile al convento del Corpus Domini stando/a voler dare fede ad una etichetta recante una scritta ottocentesca sul retro del dipinto.