La pala d’altare proviene con molta probabilità dalla chiesa di San Luca a Venezia, da dove fu rimossa e sostituita da una pala di Antonio Zanchi, secondo la testimonianza di Marco Boschini (1674). Trasferita successivamente in Santa Caterina d’Alessandria è qui ricordata nel 1815 nella guida di Giannantonio Moschini che la riferisce alla “maniera del prete genovese” alias Bernardo Strozzi. In una data non precisata l’Annunciazione fu riadattata ad un formato rettangolare con la riduzione su tutti e quattro i lati, e solo successivamente fu ripristinata la forma centinata nel corso del restauro del 1956.
La tradizionale iconografia dell’Annuncio a Maria è risolta da Mazzoni in modo inusuale, a partire dalla posizione del messaggero celeste sulla destra e quasi incombente dall’alto, a giudicare dal movimento della vaporosa capigliatura. Il carattere estroso ed esuberante della pittura di Mazzoni, sia dal punto di vista stilistico sia compositivo, è un tratto peculiare della sua produzione sacra e lo rende uno dei più originali attori sul panorama artistico veneziano di metà Seicento. Fiorentino di nascita e formazione Mazzoni muove dalla lezione di maestri toscani quali Cecco Bravo e Baccio del Bianco (di cui frequentò la bottega tra il 1632 e il 1633), ma anche dei pittori “foresti” che incisero profondamente sul rinnovamento del linguaggio pittorico lagunare tra gli anni venti e quaranta del Seicento come Domenico Fetti e Bernardo Strozzi. Artista versatile ed anticonvenzionale, egli fu anche architetto e compositore di satire e strinse solidi legami con l’ambiente dell’Accademia degli Incolti di Giovan Francesco Loredan e Giulio Strozzi, al quale dedicherà la sua raccolta di satire Il tempo perduto. Scherzi sconcertati (Venezia 1648).
L’Annunciazione è da porre cronologicamente a ridosso delle prime opere pubbliche di Mazzoni a Venezia dipinte per la chiesa di San Beneto (1648), che sembrano anticiparne alcune soluzioni formali, negli scorci arditi e nella resa pittorica pastosa, ravvivata da violenti contrasti chiaroscurali.