Si tratta dell’ultimo degli autoritratti noti di Luigi Crespi, figlio d’arte del più celebre pittore Giuseppe Maria, eseguito per celebrare la sua nomina a membro onorario dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, avvenuta nel 1776. Due anni più tardi il dipinto venne inviato all’istituzione veneziana quale pièce de réception: inizialmente custodito nella vecchia sede dell’Accademia, situata al Fonteghetto della Farina, nel 1807 venne preso in consegna da Pietro Edwards per entrare a far parte delle raccolte delle Gallerie.
L’iscrizione, posta sul cavalletto del quadro rappresentato alle spalle del pittore, reca firma e data di esecuzione che tuttavia non risultano facilmente leggibili, tanto da determinare diverse interpretazioni da parte della critica. Il Crespi si ritrae di tre quarti all’interno del proprio studio, con gli strumenti del mestiere in una mano mentre con l’altra sfoglia il terzo tomo della Felsina pittrice, sua più importante fatica letteraria. L’artista sceglie di presentarsi nella duplice veste di letterato e pittore, con la precisa volontà di connotare il proprio stato sociale, evidenziato anche dal sontuoso abbigliamento descritto con grande realismo.