Opera giovanile del pittore bresciano firmata e datata 1510, come si legge sulla tavoletta lapidea in basso: “HIERONYMI RU/ MANI BRIXIANI/ OPUS. M.D.X. MENSE DECEMBRI”. Raffigura il momento immediatamente successivo alla Crocifissione, rievocata nello sfondo dalla rappresentazione del Golgota e delle tre croci vuote, in cui Cristo, prima di essere deposto nel sepolcro, viene avvolto in un telo di lino e compianto dalle persone a lui vicine nella Passione: a destra Giuseppe d’Arimatea, i santi Giovanni e Nicodemo, la Maddalena e un devoto.
La scena è composta e solenne, la gestualità è contenuta e il pathos è reso attraverso il corpo abbandonato di Cristo inquadrato con uno scorcio che lascia vedere i segni del martirio e che guida lo sguardo di chi osserva verso il volto esanime del figlio di Dio. Il pittore compone in una sintesi di grande equilibrio formale tratti di matrice lombarda (Vincenzo Foppa, Andrea Solario) con altri derivati dalla pittura veneziana giorgionesca e tizianesca. Si è supposto che il committente sia da riconoscere in Giovanni Bascheni procuratore di Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, che aveva la prepositura di San Lorenzo, chiesa a Brescia, in cui si trovava il dipinto.