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La tela faceva parte della decorazione della sala dell’Albergo della Scuola Grande di san Marco e fu affidata a Paris Bordon in seguito a un concorso pubblico cui parteciparono anche Lorenzo Lotto e il Pordenone. Rimossa durante la dominazione francese e spedita a Parigi nel 1797, l’opera rientrò a Venezia nel 1815 per essere destinata alle Gallerie nel 1829. La scena raffigura la conclusione di un evento miracoloso avvenuto nel 1341 (si veda scheda opera Burrasca di mare, cat. 516) e in particolare il momento in cui un anziano pescatore mostra l’anello ricevuto da san Marco apparsogli durante una tempesta in mare (si veda scheda cat. 516). Bordon costruisce la scena in una loggia monumentale aperta su un’architettura che ricorda molto Palazzo Ducale. Nelle sembianze del doge Bordon mette il contemporaneo Andrea Gritti, con allusione alla renovatio urbis da lui promossa ma anche la renovatio marittima, ovvero al nuovo primato militare raggiunto da Venezia sul mare. Eseguito nel 1534 il telero mostra, accanto all’influsso di Tiziano, lo stimolo esercitato su Bordon da parte degli artisti manieristi toscani presenti in laguna, a partire dall’architetto e scultore fiorentino Jacopo Sansovino.