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La lunetta con Cristo coronato di spine insieme al suo pendant con Cristo flagellato alla colonna erano due opere di Giovanni Battista Langetti, descritte dalle fonti antiche ma considerate perdute fino al recente ritrovamento nel depositorio di Palazzo Ducale e al loro restauro. Entrambe erano citate dalle fonti seicentesche sopra le porte laterali in controfacciata della chiesa delle Carmelitane Scalze di Venezia, vulgo detta delle Terese: il Cristo coronato di spine si trovava sopra la porta destra. Da quando le tele vennero portate via dalla chiesa nel 1817, a seguito delle soppressioni napoleoniche, già nel deposito temporaneo allestito presso la chiesa di San Lorenzo si perse il ricordo del loro autore, l’importante pittore genovese trasferitosi a Venezia intorno alla metà del sesto decennio del Seicento e divenuto in breve il capofila della corrente pittorica dei “Tenebrosi”. 

Come raccontano i Vangeli (Mt 27, 27-30), Gesù, dopo essere stato flagellato viene incoronato di spine davanti a Ponzio Pilato e sbeffeggiato e insultato dai soldati della guardia pretoriana. Nella lunetta Cristo emerge dall’ombra bruna attraverso un fascio di luce che ne evidenzia il torso nudo e martoriato dalle violenze appena subite: ha lo sguardo allucinato e i polsi incatenati ed è solo parzialmente avvolto da un drappo bruno-rosso. Accanto a lui lo sgherro inginocchiato in primo piano, a torso nudo, gli rende beffardamente omaggio offrendogli una canna come scettro e salutandolo come “re dei Giudei”.

I soldati, riconoscibili dalle armature e dagli elmi, si accalcano intorno al Cristo sfinito, che ne sopporta le umiliazioni. Di particolare efferatezza è il brano del soldato che conficca sulla testa di Gesù la corona di spine proteggendosi con un guanto di ferro.

Sulla sinistra, nella figura abbigliata all’orientale, con sfarzoso turbante e mantello fermato da una splendida spilla, è plausibilmente da riconoscere il Sommo Sacerdote Caifa, e non il governatore romano Pilato davanti al quale si dovrebbe svolgere l’incoronazione di spine. L’episodio è particolarmente adatto alla predilezione accordata da Giovanni Battista Langetti agli eventi drammatici e violenti, che con estrema coerenza caratterizzano il suo intero percorso artistico.