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Commissionate a Domenico Tintoretto e ad Antonio Aliense dalla ricca Scuola di S. Cristoforo dei Mercanti, vicino la chiesa della Madonna dell’Orto, queste due grandi tele, in verità, furono poi realizzate interamente dal solo Tintoretto. Domenico, figlio del più celebre Jacopo Robusti da cui ereditò anche il soprannome e che fu sepolto proprio nella chiesa accanto alla Scuola dei Mercanti, realizzò i due grandi dipinti tra il 1592 e il 1593, in seguito alla soddisfazione dei confratelli di S. Cristoforo per le opere da lui già eseguite. Le tele, dalle dimensioni piuttosto ragguardevoli, si configurano come due grandi ritratti di gruppo: nelle zone inferiori troviamo, riccamente abbigliati, i maggiorenti del sodalizio, Guardian Grando, Vicario e Guardin da Matin, mentre in alto, man mano a scalare, gli altri membri della Banca e della Zonta della Scuola. Sebbene la composizione non sia affatto innovativa, le due opere sono caratterizzate da una straordinaria perizia tecnica: ogni ritratto, infatti, è indagato in maniera analitica, senza tuttavia addentrarsi in introspezioni psicologiche, tipiche nella ritrattistica del padre Jacopo, ma poco confacenti ad una grande rappresentazione ufficiale di gruppo come questa. I personaggi, impettiti e consci del proprio status, si pongono dinanzi allo spettatore osservandolo, ma senza cercare un qualsivoglia genere di rapporto, anzi escludendo il riguardante, come in un dagherrotipo. Nonostante questo, la straordinaria caratterizzazione dei volti, con cui è colto ogni singolo particolare fisonomico, fanno di queste due grandi tele uno dei maggiori esempi di ritrattistica veneziana tardo cinquecentesca. Complessivamente i due dipinti si trovano in un ottimo stato conservativo, condizione grazie alla quale è possibile cogliere bene gli sbalzi chiaroscurali tipici della pittura di Domenico Tintoretto.