Entrato in museo per acquisto nel 1911 come “testa di uomo”, questo vivido olio su cartone di Tranquillo Cremona è stato identificato come il ritratto di Ludovico Lipparini solo nel 1933, su proposta di Giorgio Nicodemi. Tra il 1854 e il 1856, anno di morte del Lipparini, il pittore di origini pavesi fu suo allievo all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nicodemi ritiene che il ritratto vada datato al 1858, ossia due anni dopo la scomparsa del Lipparini.
Recentemente Enrico Noè (2005) ha messo in discussione l’identificazione del soggetto per la mancata corrispondenza fisiognomica con i due busti del Lipparini scolpiti da Rinaldo Rinaldi e Antonio dal Zotto. Secondo Noè, infatti, qualora si tratti davvero del ritratto del maestro del pittore, questo studio attesterebbe l’estrema libertà creativa di Cremona, che si dimostra svincolato da qualsiasi intenzione di caratterizzazione fisica, concentrandosi invece su quella interiore. L’artista coglie il balenare di un’espressione furtiva che anima il volto dell’effigiato, assorto in un pensiero che spinge il suo sguardo altrove. L’opera è condotta con pennellate rapide che enfatizzano un vibrante cangiantismo cromatico ed evidenziano interessanti ricerche luministiche.