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SALA ATTUALMENTE CHIUSA

Quali sono le ragioni che rendono i dipinti di Giorgione enigmatici ai nostri occhi e difficili da decifrare? In parte ciò è dovuto a una biografia semioscura, di cui l’unico dato certo è la morte per peste avvenuta a trentasei anni (1510). Il catalogo delle opere è costante oggetto di dibattito. Inoltre, la loro destinazione al collezionismo privato rende più difficile individuarne contesti, funzioni e significati espliciti.

È però la pittura stessa di Giorgione, animata da un incessante sperimentalismo, a contribuire a quest’aura di mistero. La sua tecnica innovativa, fondata su soffusi passaggi tra toni dello stesso colore dalla diversa intensità luminosa, simili allo, sfumato leonardesco pervade gli oggetti di un’atmosfera sognante ed evocativa.

Va aggiunto che molti dei soggetti dipinti da Giorgione non rientrano in iconografie consolidate. Nella Tempesta il paesaggio, all’epoca non ancora un genere autonomo, è preponderante, laddove invece le figure non sono per noi oggi immediatamente identificabili con personaggi e ruoli di storie note.

L’apparente assenza di struttura narrativa connota questi temi con una valenza allegorica. La Vecchia, anziché celebrare il soggetto per il suo status economico e sociale, ne mette in evidenza senza filtri l’aspetto fisico, mentre la scritta nel cartiglio fornisce una chiave moralizzante con riferimento al trascorrere del tempo, pur dal significato ambiguo.

Vi è una sorta di dotto ermetismo in Giorgione, che potrebbe ricondurre alla frequentazione degli elitari circoli umanistici veneziani e padovani, in cui la realtà materiale era studiata quale manifestazione di un unico principio di verità divina. Resta per noi imperscrutabile anche il reale significato della Nuda, lacerto di un importante ciclo affrescato all’esterno del Fondaco dei Tedeschi. Questa figura attesta comunque il crescente interesse dell’artista per la statuaria antica e per la figura umana, che dilagherà di lì a poco anche grazie a Tiziano e Sebastiano del Piombo, “eccellenti suoi creati”, per usare le parole di Vasari. Di quest’ultimi si espongono nella sala alcune prove giovanili che rivelano l’ascendente del maestro. Lo si legge bene nelle ante d’organo di Sebastiano del Piombo che, se nella monumentalità classica delle ante centrali sviluppa le premesse di Giorgione nel Fondaco, nei laterali San Lodovico da Tolosa e San Sinibaldo, mostra di aver recepito l’attenzione del maestro per la stesura del colore a potenti tocchi materici e la sottile resa degli effetti luministici.