Il polittico pervenne alle Gallerie dell’Accademia con il primo gruppo di dipinti scelti da Pietro Edwards tra quelli acquisiti con le soppressioni napoleoniche. L’iconografia dell’opera rimanda in modo inequivocabile al complesso servita di San Giacomo della Giudecca: al centro si trova la figura stante di San Giacomo maggiore, riconoscibile dagli attributi consueti del bastone e della conchiglia, ai suoi lati le immagini di San Giovanni Evangelista, di Filippo Benizzi (fondatore dell’ordine servita e privo di nimbo poiché canonizzato soltanto nel 1671), di San Michele arcangelo e di San Ludovico da Tolosa.
Il polittico è una delle due opere firmate di Michele Giambono, la seconda è la bella Madonna col Bambino oggi conservata nella Galleria d’arte antica di Palazzo Barberini in Roma. Si tratta, quindi, di una testimonianza fondamentale per la ricostruzione del corpus pittorico dell’artista povero di testimonianze documentarie. Le cinque figure mostrano i peculiari addolcimenti dei tratti, delle forme e dei panneggi, che contraddistinguono i dipinti di Giambono a partire dal quinto decennio del Quattrocento, pur rimanendo fedeli a una cifra stilistica personalissima e riconoscibile. L’artista dispiega con maestria il suo virtuosismo tecnico fatto di ricercati accostamenti cromatici e di una magistrale perizia nella definizione materica della superficie dipinta. L’insistita ricerca di effetti preziosi che dovevano conferire al manufatto, completo della sua cornice intagliata, l’aspetto di una sontuosa oreficeria, si può cogliere nel piviale di san Ludovico che riproduce fedelmente un tessuto serico con tocchi di luce resi con l’oro a conchiglia. In parte perduta, invece, la qualità “metallica” della corazza di san Michele Arcangelo che sicuramente in origine doveva avere.
All’opera è stato in passato collegato un foglio conservato nelle collezioni dell’Albertina di Vienna in cui sono raffigurati sul recto la figura di san Michele Arcangelo e di un santo con libro in mano e sul verso l’immagine di san Cristoforo.