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Incamerata dallo Stato con le soppressioni napoleoniche e collocata nei depositi di Palazzo Ducale, la tela entra alle Gallerie dell’Accademia nel 1890. Il soggetto, un arco trionfale a fornice unico di marmo grigio variegato collocato su un basamento, anch’esso marmoreo, è animato da cinque puttini alati che reggono degli stemmi. Sullo sfondo si apre un paesaggio collinare attraversato nel mezzo da un ampio corso d’acqua su cui domina un cielo sereno striato da nuvole lattiginose, che occupa quasi due terzi del dipinto. Dal momento che gli elementi in primo piano sono di natura puramente allegorica, è evidente che non si tratta di un’opera narrativa, bensì di una composizione celebrativa volta a ricordare l’elezione a doge di Nicolò Tron, in carica dal 1471 al 1473, periodo cui si data la tela: il suo stemma, infatti, coronato dal corno ducale, è sorretto dai due piccoli angeli inginocchiati sulla sommità dell’attico, su cui compare, in lettere capitali di antica memoria, un’iscrizione che invita a osservare le leggi della Repubblica per contribuire alla sua gloria. Gli stemmi e le iniziali in basso, invece, sono da ricondurre ai tre magistrati, tali Paolo Corner, N. Vitturi e Antonio Venier, responsabili del Cattaver, ufficio istituito nel Duecento per sovrintendere alle questioni amministrative e finanziarie, presso cui si trovava originariamente la tela. Nell’Ottocento la critica ha individuato qui, alternativamente, la mano di Lazzaro Bastiani, di Marco Zoppo, di Gregorio Dalmata, di Bartolomeo Vivarini, dello Schiavone, di Giovanni Bellini e della sua bottega. Oggi si propende per la collocazione dell’opera nel catalogo di Alvise Vivarini, di cui si riconoscono la tipica costruzione anatomica e il modo di dipingere il paesaggio, simile a quello delle due tavolette conservate all’Accademia Carrara di Bergamo (San Girolamo penitente, 1471-1477 circa, inv. 58AC00039, e Sant’Andrea (?) adorato da un devoto tra san Ludovico di Tolosa (?) e san Francesco, 1478-1480 circa, inv. 81LC00024).