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Si tratta del secondo dei tre modelletti eseguiti da Giambattista Tiepolo per l’affresco con l’Istituzione del Rosario, comparto centrale del soffitto della chiesa veneziana di Santa Maria del Rosario detta “Gesuati”, una delle maggiori imprese decorative di tema sacro intrapresa da Tiepolo tra il 1737 e il 1739. Nella tela vengono rappresentati insieme due distinti episodi della vita di San Domenico: il santo che riceve il Rosario dalla Vergine e l’inizio della sua predicazione legata alla devozione mariana. 

I tre modelli testimoniano il percorso creativo dell’artista che perviene, come di consueto, alla soluzione finale sperimentando variazioni compositive e apportando di volta in volta sensibili modifiche. Il pittore allestisce «una grande macchina scenografica di effetto barocco» (Pallucchini), innestando in un impianto illusionistico di impronta romana, evidente nel franare delle figure entro lo spazio della chiesa, una fuga prospettica di architetture fortemente scorciate che imprime alla scena una forte accelerazione verso l'alto secondo modi di chiara memoria veronesiana.