Il dipinto proviene dalla Sala del Consiglio dei X presso il palazzo dei Camerleghi a Rialto e fu eseguita con molta probabilità intorno al 1537, come sembra documentare un pagamento di dieci scudi del 31 gennaio, che parte della critica interpreta in relazione all’opera. Con un’abile strategia promozionale Bonifacio riuscì a monopolizzare la decorazione del nuovo palazzo (ricostruito dopo il rovinoso incendio del 1514), lavorandovi, insieme ad un nutrito gruppo di collaboratori, in un arco temporale di trent’anni, fino alla morte nel 1553. Stilisticamente questa Strage degli innocenti denuncia la pluralità di modelli cui rivolge la propria attenzione Bonifacio nel corso degli anni trenta e una diretta filiazione, sul piano compositivo, dal grande esempio raffaellesco, conosciuto a Venezia attraverso la stampa di Marcantonio Raimondi. Di grande effetto sono le cromie brillanti impostate sui toni del rosso vivo, di cui offre una campionatura la figura in primo piano, liberamente ispirata agli esempi della ritrattistica di Tiziano. Anche nel nuovo approccio all’elemento paesistico sul fondo si nota una propensione dell’artista alle nuove istanze di riforma della pittura veneziana e in particolare alla “rivoluzione” giorgionesca.
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