Il dipinto è registrato per la prima volta da Boschini nel 1660 nel palazzo del procuratore Giulio Giustiniani (1624-1699) a San Stae sul Canal grande dove rimase fino ai primi decenni del Settecento prima di passare in mano ai Grimani presso i quali è menzionato nell’ incisione di Pietro Monaco del 1763. La messa in luce nello stendardo alle spalle della figura di falconiere in secondo piano, a seguito del restauro del 1992, dello stemma della famiglia Bragadin ha portato ad ipotizzare una commissione dell’opera da parte di un membro di quella famiglia
L'episodio rappresentato si riferisce alla parabola evangelica (Luca XVI, 19-31) del ricco Epulone che rifiuta l'elemosina al mendicante Lazzaro a cui un cane lambisce le piaghe; il soggetto diviene un pretesto per ammonire i ricchi a non sprecare le ricchezze e a dedicarsi all’assistenza pubblica, un tema molto attuale nella Venezia di quegli anni.
Si tratta di un’opera di primo piano dell'artista, databile intorno al 1535-1540. Straordinaria la descrizione della vita veneziana in villa, che riflette anche la tendenza del patriziato lagunare di ritirarsi in campagna per sfuggire agli impegni della amministrazione politica della città; grande l’attenzione per la descrizione dei dettagli di vita quotidiana secondo un gusto anedottico che è tipico della pittura di Bonifacio.