Rimosse dal convento di Santa Maria dei Miracoli assieme al Cristo morto tra due angeli con la soppressione imposta da Napoleone, le due tavole restano in deposito nella chiesa della Salute fino al 1814, quando entrano alle Gallerie dell’Accademia. I due santi, raffigurati in primo piano su piedistalli davanti a un parapetto aperto sul paesaggio, sono investiti da un’intensa luce proveniente da sinistra, che definisce crudamente le forme inspessendo i panneggi di profonde ombre scure. San Giacomo apostolo, riconoscibile dall’attributo tradizionale del bastone da pellegrino, reca un libro sottobraccio, mentre sant’Antonio abate, con il cappuccio tipico della veste monastica su cui è ricamata la lettera tau, distintiva degli Antoniniani, tiene anch’egli in mano un libro, mentre ai suoi piedi si trova una campana, suo attributo iconografico che rimanda a diversi episodi della sua vita monastica. Pur essendo firmati “MARCUS BASAITI”, i dipinti sono di diversa qualità e nella figura di san Giacomo apostolo la critica ha riconosciuto uno stile vicino a quello del lombardo Marco d’Oggiono, attivo a Venezia per la scuola dei Milanesi dal 1498. Poiché i due pannelli presentano lo stesso formato e la medesima impostazione compositiva dovevano far parte originariamente di un polittico, forse separati da un’altra tavola, dal momento che gli sfondi non sono esattamente allineati.
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