Allestimento temporaneo
L’opera pervenne alle Gallerie nel 1926 in base ad un accordo siglato tra lo Stato Italiano e il principe Giovannelli. Capolavoro del pittore databile agli esordi del Cinquecento, il dipinto mostra gli esiti forse più sensazionali di quella ricerca sul paesaggio, promossa da Giovanni Bellini a partire dagli anni sessanta. Il paesaggio marino, illuminato da una calda luce meridiana dai riflessi argentei, si caratterizza di un caseggiato basso e omogeneo, al di là del quale si distinguono i profili aguzzi delle dolomiti. In uno spazio ristretto la sapiente successione delle cromie descrive un orizzonte lontanissimo, individuato dalla rapida successione delle fasce di colore, il profilo freddo dei monti, la fascia chiara della luce e poi l’articolarsi del cielo di diversa gradazione di azzurro. Secondo parte della critica il paesaggio citerebbe una serie di elementi significativi e allusivi alla verginità di Maria quali la fortezza isolata sulla collina, il “porto sicuro” cui approda una barca o la stessa città murata e fortificata (Gentili). La datazione ai primissimi anni del Cinquecento è oggi generalmente accettata dalla critica, in relazione alla ripresa testuale della figura di san Giovanni nella Sposalizio mistico di santa Caterina di Andrea Previtali, datato 1504 (Londra, National Gallery).