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Proveniente dalla chiesa di San Nicolò della Lattuga, il quadro faceva parte del ciclo sulla Redenzione realizzato da Veronese e dalla sua bottega verso la fine degli anni settanta del XVI secolo.

Attribuito all'unanimità a Palma il Giovane, il dipinto fu rifatto completamente dal pittore nel 1589 a causa del cattivo stato di conservazione. Solo un'analisi tecnica potrebbe rivelare se l'opera oggi in deposito a Belluno conservi ancora qualcosa della versione originale, anche se i documenti fanno intendere che l'umidità aveva causato gravi danni al dipinto pochi anni dopo il suo completamento.

La tela era collocata nel lato destro del presbiterio, di fronte all'Ultima cena e Lavanda dei piedi di Benedetto Caliari. Come in quest'ultima, anche qui il pittore concepisce lo schema compositivo della narrazione in modo da adattarlo perfettamente alla sua collocazione: le figure vengono disposte secondo una lunga diagonale che permetteva all'osservatore, anche dalla navata centrale, di cogliere la parte più importante della scena raffigurata.

L'evento raffigurato, il Cristo al limbo, era un soggetto poco diffuso a Venezia e, soprattutto, un momento assente dal racconto evangelico. L'episodio si riferisce al momento in cui Gesù, subito dopo la resurrezione, scese al Limbo per liberare dai tormenti eterni i suoi antenati, meritevoli della beatitudine seppure non battezzati.

Sulla sinistra, il pittore raffigura Gesù con il suo corteo celeste mentre irrompe nel Limbo brandendo un abbagliante stendardo bianco, la cui asta divide in due la composizione. Nella parte restante della scena, i diavoli infernali scappano, mentre i dannati del Limbo - tra i quali si riconoscono Adamo ed Eva in primo piano - guardano stupiti l'arrivo di Cristo. E' il Sansovino a informarci di un aneddoto interessante, ossia che in questa folla Palma il Giovane “ritrasse molti suoi amici”.

Nonostante la scelta inconsueta di rappresentare questo episodio, la Discesa al Limbo costituisce un punto chiave del ciclo decorativo di San Nicolò e del suo significato. Infatti, l'inserimento di questa scena pone davanti agli occhi del fedele la prova dell'universalità della Redenzione di Cristo, la quale può salvare tutti, anche coloro che non conobbero il regno sub gratia.