Il dipinto giunse alle Gallerie nel 1850, per legato di Felicita Renier. Fu poi dato in deposito, dal 1937 al 1950, al Museo Civico di Bolzano.
Come riporta la Moschini Marconi (1962, p. 151), l’allora direttore Giulio Cantalamessa – che nel 1895 propose un radicale riordino della pinacoteca – nel suo catalogo manoscritto suppose potesse trattarsi del quadro del Palma con il «Cristo morto con Angeli intorno» ricordato da Ridolfi (1648, II, p. 200) in possesso del signor Milano Milani. Trattandosi però di un soggetto assai frequente nell’attività dell’artista, non vi sono elementi sufficienti per una identificazione precisa. Si tratta di un tipico prodotto del fecondissimo secondo decennio del Seicento, in piena epoca di Controriforma (Mason Rinaldi 1984, p. 137). Il tema patetico della morte del Cristo risponde perfettamente, nel suo potenziale emotivo, alle finalità della Chiesa post-tridentina. La tipologia del Cristo morto sorretto da angeli si configura, rispetto agli esempi rinascimentali, come una novità tematica che risale a Taddeo Zuccaro, destinata a divenire assai popolare nel Seicento. Non sono più gli uomini ma gli angeli del Cielo che piangono e adorano il Figlio di Dio sacrificato per l’umanità; non vi figurano né la Vergine né le pie donne né Giuseppe d’Arimatea, come se solo il Cielo potesse piangerne degnamente la morte (Mason Rinaldi 1984, p. 36).
Nel Cristo morto di Palma il Giovane, fulcro della composizione è il corpo livido in pietà del Salvatore, poggiato su un freddo masso e con il capo completamente abbandonato. È sorretto da tre angeli che vestono tuniche dagli insoliti accordi: azzurro petrolio, verde muschiato, rosa garanza (Nepi Scirè 1995, n. 51); si rivolgono sguardi di dolore e piangono nel silenzio.
L’atmosfera toccante viene accentuata dal particolare luminismo: in un chiaroscuro fortemente contrastato, emerge dal buio il corpo di Cristo che riflette la luce divina, illuminando i volti angelici. Mentre la testa del Salvatore è in piena ombra, un’aureola di pura luce gli avvolge il capo. Palma elimina ogni indicazione ambientale, solo la corona di spine e i chiodi della Passione giacciono a terra, per focalizzare l’attenzione del devoto sul sacrificio di Cristo.